Matrice della Coscienza: Oltre l'Epifenomeno, una Teoria Unificata della Realtà tra Fisica Quantistica, Surrealismo e Tarocchi.

Un'analisi rigorosa della primarietà ontologica dell'esperienza soggettiva, per una riconsiderazione del Tarocco come tecnologia di indagine del reale.

(Introduzione: La Crisi del Paradigma Materialista)

Il pensiero scientifico dominante del XX secolo si fonda su un assioma tanto pervasivo quanto fragile: la realtà fisica, oggettiva e misurabile, è l'unica realtà fondamentale (fisicalismo). In questo quadro, la coscienza – il nostro universo interiore di sensazioni, pensieri ed emozioni – non può che essere un epifenomeno: un prodotto secondario, un'illusione funzionale generata dalla complessità neurochimica del cervello.

 

Questa posizione, sebbene rassicurante nella sua semplicità riduzionista, è scientificamente insostenibile. Si scontra frontalmente con le scoperte della fisica quantistica e con il cosiddetto "problema difficile della coscienza", lasciando un vuoto esplicativo che nessuna teoria computazionale o neurologica ha mai potuto colmare.

 

Questo articolo si propone di smantellare la nozione di coscienza come epifenomeno, utilizzando un approccio multidisciplinare. Dimostreremo come, lungi dall'essere un effetto collaterale della materia, l'esperienza cosciente possieda le stesse caratteristiche fondamentali della realtà quantistica, suggerendo non una sua derivazione, ma una sua primarietà ontologica.

L'Ostacolo Irriducibile: i Qualia e il Limite della Macchina

Il punto di rottura del materialismo è l'esperienza soggettiva, o qualia. Come spiega rigorosamente Federico Faggin, fisico e inventore del microprocessore, qualsiasi sistema classico – inclusi i computer e lo smarphone che probabilmente hai in mano – opera nel dominio dei simboli. Un computer può processare la formula chimica di una molecola odorosa, ma non può "sentire" il profumo di una rosa. L'esperienza del profumo è un quale: un fenomeno privato, qualitativo e non riducibile a informazione oggettiva.

 

Faggin conclude, dopo decenni di tentativi di creare una macchina cosciente, che i segnali elettrici possono solo produrre altri segnali elettrici o conseguenze fisiche, mai sensazioni e sentimenti. Questo non è un limite tecnologico temporaneo; è un limite ontologico fondamentale. Chiamare la coscienza un "prodotto" del cervello senza fornire un meccanismo di trasduzione da un segnale elettrochimico (simbolo) a un'esperienza senziente (quale) è un atto di fede, non di scienza.

La Natura Quantistica dell'Esperienza: i Teoremi che Blindano la Coscienza

Se la fisica classica non può spiegare i qualia, la fisica quantistica, involontariamente, ne descrive la natura con precisione matematica. L'esperienza soggettiva ha tre caratteristiche che la rendono inaccessibile a un sistema classico, ma che sono perfettamente descritte dai teoremi dell'informazione quantistica:

  • È Privata e Ben Definita: La tua esperienza è tua e di nessun altro. Corrisponde a ciò che in fisica quantistica è uno stato puro, uno stato di massima informazione sul sistema, ma interamente privato.

  • Non è Clonabile: Non puoi "copiare" la tua sensazione di gioia e "incollarla" nella mente di un altro. Questo è un riflesso diretto del Teorema di non-clonazione, che afferma l'impossibilità di creare una copia identica di uno stato quantistico arbitrario. L'esperienza, come uno stato quantistico, è unica.

  • È Inesprimibile nella sua Interezza: Puoi descrivere a parole ciò che provi, ma la descrizione (informazione classica, simbolica) sarà sempre una riduzione drastica della ricchezza dell'esperienza (informazione quantistica, semantica). Questo è coerente con il Teorema di Holevo, che stabilisce che da uno stato quantistico di N qubit si può estrarre al massimo N bit di informazione classica. La maggior parte dell'informazione rimane inaccessibile dall'esterno.

Queste non sono metafore. Sono isomorfismi strutturali. L'esperienza cosciente si comporta come un sistema quantistico.

La teoria QIP (Quantum Information-based Panpsychism), sviluppata da Faggin e Giacomo Mauro D'Ariano, formalizza questa intuizione, postulando che qualsiasi sistema in uno stato puro sperimenta quello stato.

Il Dialogo di Zurigo: Pauli, Jung e i Tarocchi come Mappa dell'Anima

Decenni prima di Faggin, questo stesso ponte tra fisica e psiche fu percorso da due figure monumentali: il fisico Wolfgang Pauli e lo psicanalista Carl Gustav Jung. Il loro carteggio è una delle esplorazioni più coraggiose della natura della realtà.

 

Jung, nel suo lavoro sulla psiche, riconobbe negli Arcani dei Tarocchi una rappresentazione perfetta del viaggio di individuazione, il processo attraverso cui una persona integra il proprio inconscio per diventare un Sé completo. Per Jung, i Tarocchi non erano uno strumento divinatorio, ma un sistema simbolico per proiettare e rendere visibili gli archetipi – le strutture innate e universali della psiche umana.

 

Pauli, tormentato dall'apparente assurdità della sua stessa fisica, trovò nel concetto junghiano di Sincronicità una possibile spiegazione per i fenomeni "acausali" che la quantistica suggeriva. La loro collaborazione mirava a trovare un "linguaggio neutro" in grado di descrivere sia la materia che la psiche.

L'Eco Artistica: il Surrealismo e il "Caso Oggettivo"

Contemporaneamente al dialogo tra Pauli e Jung, un'altra rivoluzione scuoteva l'Europa: il Surrealismo. Guidati da André Breton, gli artisti surrealisti si posero l'obiettivo di esplorare l'inconscio, bypassando il controllo della mente razionale.

 

Breton teorizzò il concetto di hasard objectif (caso oggettivo), descrivendo quelle coincidenze in cui il mondo esterno sembrava rispondere in modo misterioso e significativo a un desiderio o a uno stato inconscio. È, in sostanza, una definizione quasi identica alla Sincronicità di Jung.

 

Le tecniche surrealiste come la scrittura e il disegno automatico erano metodi per far emergere i simboli dell'inconscio senza la censura della logica. In questo senso, una lettura dei Tarocchi può essere vista come una forma sofisticata di estrazione archetipica automatica: l'atto di mescolare e pescare le carte è un processo che affida al "caso oggettivo" il compito di selezionare i simboli pertinenti dal campo di potenziale dell'inconscio collettivo.

 

I Surrealisti, i fisici quantistici e gli psicologi del profondo stavano, ciascuno con i propri strumenti, bussando alla stessa porta: quella di una realtà non-lineare, non-locale e profondamente significativa.

I Tarocchi come Tecnologia Quantistica: Entanglement e Lettura Aperta

Possiamo ora sintetizzare questi filoni in un modello coerente. Se la coscienza è fondamentale e la realtà è interconnessa (entanglement), allora:

  • L'Atto della Lettura è un Atto di Osservazione Quantistica: La domanda del consultante, carica di intenzione e necessità emotiva, agisce come un "atto di misurazione" su un campo di potenziale infinito (l'inconscio, le possibilità future).

  • La Carta Estratta è un "Collasso Sincronico": L'archetipo che emerge non è casuale. È il risultato di un "collasso della funzione d'onda semantica", un evento di entanglement in cui lo stato interiore del consultante e il significato universale della carta entrano in risonanza.

  • L'Interpretazione è un Dialogo, non un Decreto: Qui risiede il valore dell'approccio terapeutico e della "Lettura Aperta" di Yoav Ben-Dov. Il tarologo sistemico non "decodifica" un messaggio fisso. Guida il consultante a esplorare il significato emerso da questa interazione quantistica, ponendo domande che aprono nuove prospettive invece di chiudere il futuro in una predizione.

Conclusione: Oltre l'Epifenomeno, Verso una Scienza dell'Interezza

Sostenere che la coscienza sia un epifenomeno del cervello è un anacronismo scientifico. È un tentativo di spiegare un fenomeno quantistico con la logica di una macchina a vapore.

 

L'evidenza suggerisce una conclusione radicalmente diversa: La realtà fondamentale non è la materia (i simboli), ma la conoscenza esperienziale (il significato), rappresentabile da stati quantistici. Il mondo fisico, così come lo percepiamo, emerge da questa matrice più profonda.

 

I Tarocchi, in questo nuovo paradigma, smettono di essere un oggetto di credenza e diventano uno strumento di indagine. Non servono a "predire" eventi in un universo meccanico, ma a interagire con il campo di potenziale di un universo cosciente.

 

Criticare questo approccio come "non scientifico" rivela non la fallacia del metodo, ma l'obsolescenza del paradigma critico. La vera scienza non ha paura di espandere i propri confini quando i dati – in questo caso, l'esistenza irriducibile della nostra stessa coscienza – lo richiedono.

 

La domanda, quindi, non è più se la coscienza sia reale. La domanda è: ora che lo sappiamo, come intendiamo usarla per co-creare consapevolmente la nostra realtà?