La Lentezza Sacra della Guarigione
Il Racconto
Un mugnaio in miseria, per salvare sé stesso dalla povertà, stringe un patto con il diavolo. In cambio della ricchezza, promette di dargli ciò che sta "dietro al suo mulino". Crede di sacrificare solo un vecchio melo, ma in realtà lì si trova sua figlia, pura e ignara. Quando il diavolo viene a reclamarla, la fanciulla è così pulita e le sue mani così candide che lui non può toccarla. Furioso, ordina al padre di tagliarle le mani, altrimenti prenderà lui al suo posto. Il padre, terrorizzato, obbedisce.
Privata delle mani – della sua capacità di agire, creare, e difendersi – la fanciulla inizia il suo lungo esilio. Vaga per il mondo, sopravvivendo grazie alla sua forza interiore e all'aiuto inaspettato della natura. Un giorno, sfinita dalla fame, si china su un pero in un giardino incantato e, pur senza mani, riesce a mangiare un frutto. Viene scoperta dal re di quel giardino che, vedendo la sua purezza e la sua forza, se ne innamora e la sposa, facendole forgiare delle mani d'argento.
Ma il viaggio non è finito. Il diavolo continua a perseguitarla e, con l'inganno, la costringe a un secondo, più profondo esilio. Sola con il suo bambino, si rifugia nel cuore della foresta più selvaggia. E qui, per sette lunghi anni, vive in uno stato di totale connessione con la sua anima istintuale. Non fa nulla di eclatante. Sopravvive. Prega. Si prende cura di suo figlio. Si lascia custodire dalla foresta.
È in questo lungo periodo di ritiro e silenzio che avviene il vero miracolo. Le sue mani, quelle vere, di carne e sangue, iniziano a ricrescere lentamente, nutrite dalla sua perseveranza e dalla sua fede nel processo della vita. Solo quando è di nuovo intera, può finalmente ritrovare la via di casa e reclamare il suo posto nel mondo, non più come vittima, ma come donna sovrana della propria vita.
La Verità Nascosta
Questa fiaba è la mappa più realistica che esista di un percorso di guarigione da un trauma profondo, da una ferita dell'anima.
La perdita delle mani è la metafora della perdita del potere di agire, di creare, di "toccare" la vita.
È il simbolo della depressione, del blocco creativo, della sensazione di essere impotenti di fronte al proprio destino.
È la conseguenza di un "patto col diavolo" spesso inconsapevole: un sacrificio della propria integrità fatto per compiacere la famiglia, la società, un partner.
Il lungo viaggio nel bosco è il processo trasformativo stesso. È un periodo che può durare anni, un tempo di apparente solitudine e immobilità, in cui sembra non accadere nulla di eclatante. Ma è proprio in quel buio, in quel silenzio, che l'anima si sta pazientemente ricostruendo dal profondo.
Le mani che ricrescono non sono una magia. Sono il risultato di un processo organico, lento e inesorabile. La guarigione non è un interruttore che si accende e si spegne; è un seme che germoglia nel buio e che, a tempo debito, fiorisce.
Come Risuona in Te
Questo archetipo è un patto di onestà tra me e te. Ti permette di comprendere la natura del nostro lavoro insieme.
La trasformazione non è un evento, è una stagione. Ci sarà un tempo per vagare nel buio, un tempo in cui ti sembrerà di essere ferma, di non fare progressi. Un tempo in cui la frustrazione busserà alla porta.
Il mio ruolo, in quella fase, è quello di custodire il tuo inverno. Di proteggere il tuo viaggio nel bosco, ricordandoti che, anche quando non lo vedi, dentro di te qualcosa sta germogliando. Il mio compito è avere fiducia nel tuo processo anche quando tu la perdi, e di creare lo spazio sacro affinché, quasi senza che tu te ne accorga, le tue mani possano ricrescere, più forti e più vere di prima.