Quando scopri che non eri amato

La ferita invisibile dei figli non desiderati

«Non bastano cibo e cure per amare un figlio. Ci vuole presenza, accoglienza, desiderio. E quando mancano?»

 

"La ferita del non amato è la ferita dell’essere uomo." – Peter Schellenbaum

Cresciuti dentro relazioni famigliari funzionali solo all'apparenza, molti adulti si svegliano un giorno con un dolore che non ha nome, ma ha radici: non sono mai stati veramente amati. Forse desiderati socialmente, forse accuditi per dovere, ma mai accolti davvero nella loro unicità.

Come scrive Peter Schellenbaum, la sensazione di non essere amati è la radice profonda di molte sofferenze psichiche. È una sensazione che viene repressa proprio perché è troppo decisiva, troppo dolorosa da guardare.

 

Questa è una ferita ontologica: il non sentirsi esistere. È il nodo invisibile che stringe l'autostima, la capacità di fidarsi, di costruire relazioni sane, di credere di meritare amore.

Nelle Costellazioni Familiari diremmo che l'ordine è saltato: il figlio diventa oggetto, proiezione, contenitore.

Non è visto, ma usato. È la ferita del rifiuto, ma con un'estensione ancora più crudele: quella del non-sentirsi esistere.

 

Un Percorso in 4 Movimenti per Liberarsi dalla Ferita

 

Ispirandoci alla struttura di Schellenbaum – Non amato, Comprendere, Sentire, Liberare – possiamo tracciare una mappa possibile, un invito a un viaggio di integrazione.

1. VEDERE (Il 'Non Amato')

Il primo passo è vedere. Dare un nome all’indicibile. Rinunciare all’idealizzazione della famiglia e accettare che sì, si può essere stati allevati ma non amati. Questo è disturbante. È un atto di rottura culturale, sociale e personale. Questo sentimento può coesistere con altri, apparentemente positivi, ma è lui a dominare nell’ombra. E finché non gli si dà voce, si continuerà a cercare compensazioni tossiche all'esterno.

  • Strumenti utili in questa fase:

    • Lavoro con l’Appeso nei Tarocchi (il figlio sacrificato, che vede da un'altra prospettiva).

    • Ricostruzione genealogica per individuare assenze, esclusioni, non-detti.

    • Diario di verità: scrivere tutto ciò che da bambini si sarebbe voluto ricevere ma non si è ricevuto.

2. COMPRENDERE

Capire da dove nasce la ferita non significa giustificare. Significa collocare, de-personalizzare, contestualizzare. Hellinger ci insegna che ognuno può dare solo ciò che ha ricevuto. Un genitore che non ha mai conosciuto amore non può trasmetterlo. Comprenderlo non cancella il dolore, ma lo rende più navigabile.

  • Strumenti utili in questa fase:

    • Costellazioni individuali sul rapporto con la madre o il padre.

    • Studio delle "maschere" di Lise Bourbeau per riconoscere come ci si è protetti (fuggitivo, rigido, controllore...).

    • I Tarocchi come specchi archetipici per rendere visibili i copioni interiori.

3. SENTIRE

È qui che molti percorsi di guarigione si fermano. Ma Schellenbaum è chiaro: sentire significa permettere al dolore di abitare il corpo, non solo la mente. La vergogna profonda che nasce dal non sentirsi amabili ha spesso una dimensione fisica: il nodo alla gola, la chiusura del petto, le spalle curve. È la vergogna archetipica di non avere diritto di appartenere, di esistere.

  • Strumenti utili in questa fase:

    • Respiro consapevole e lavoro simbolico sul corpo.

    • Scrivere lettere mai spedite ai propri genitori: non per avere risposte, ma per ritrovare la propria voce.

    • Visualizzazioni guidate per tornare simbolicamente accanto al bambino che si è stati e dargli la presenza che non ha avuto.

4. LIBERARE

La liberazione non è un colpo di scena. È un processo lento, a volte impercettibile. È lo spostamento da un’identità fondata sul dolore a una basata sulla presenza. È il momento in cui si comincia a dire: "Io esisto, anche se non sono stato amato".

Come direbbe Jodorowsky: “È il momento in cui l’albero genealogico smette di governarti e tu smetti di cercare nei rami quello che non hai ricevuto dalle radici.”

  • Strumenti utili in questa fase:

    • Rituali di restituzione: consegna simbolica ai genitori di ciò che non ci appartiene (il loro dolore, i loro destini).

    • Lavoro con l’Imperatrice e la Papessa: ricostruzione dell’autonomia emotiva e del valore personale.

    • Costellazioni di chiusura: posizionarsi rispetto alla propria storia con rispetto e, finalmente, con libertà.

Perché parlarne? Perché ora?

Perché è il momento storico in cui possiamo dirlo: essere figli non è un contratto morale. È un incontro. E quando quell’incontro non c’è stato, abbiamo il diritto di guardarne le macerie. Non per incolpare, ma per non perpetuare.

 

🌿 Se senti di dover sempre "meritare" il bene, forse stai ancora cercando un amore primario che non hai ricevuto. Parliamone.

Nei miei percorsi simbolici e sistemici trovi uno spazio in cui la tua storia può finalmente diventare tua.

 

 Bibliografia Essenziale

  • Peter Schellenbaum, La ferita dei non amati

  • Bert Hellinger, Gli ordini dell’amore

  • Alejandro Jodorowsky, La via dei Tarocchi